Navigazione: il controllo della corrente
Si fa presto a dire corrente, quando ci si trova in banchina.
Ma quando si usa quel termine, non è detto che un marinaio volga sempre lo sguardo verso la colonnina dei servizi, sul pontile, perché la corrente del marina non è la corrente marina.
Anche se in fondo si tratta di elementi con qualche caratteristica comune: sono entrambe forme di energia, non sono facilmente apprezzabili a occhio nudo e -ognuna a modo proprio- influenzano il comportamento della barca.
Mentre comunque è chiaro a tutti i frequentatori dei porti cosa significhi “corrente elettrica”, il fenomeno che riguarda lo spostamento di masse d’acqua non coinvolge chi di solito vaga tra i pontili, ma solo chi ha intenzione di mollare gli ormeggi.
Anche tra chi naviga però il fenomeno non viene tenuto sempre in grande considerazione, già che si tratta di una evento naturale che non si manifesta a chiunque se ne vada a zonzo per i mari, ma solo a chi si trova in certe aree: nel medio e soprattutto nell’alto Adriatico, oppure in Sicilia, parlando di coste italiane. In generale in prossimità di tutti gli stretti, i canali e dove c’è meno acqua (negli stretti appunto).
Fra l’altro, non si presenta sempre con la stessa intensità: bisogna tenere conto anche del momento. Ci sono periodi in cui la corrente raggiunge intensità maggiori, soprattutto quando si avvicina il plenilunio o la luna si fa nuova. E’ la fase lunare a indicare se la corrente sarà più o meno sensibile, tenerla in considerazione è importante. Quando è piena oppure nuova, le maree hanno escursioni più significative, quindi l’acqua sia sposta più in fretta per salire e scendere. Solitamente una marea deve riempire un porto o una laguna, oppure svuotarli, svolgendo il proprio compito in poco più di 6 ore. Se la differenza tra alta e bassa (oppure tra bassa e alta) è più sensibile, la marea nello stesso periodo di tempo deve travasare molta più acqua, quindi la corrente sarà più intensa.
Spesso la corrente ha origini astronomiche, ma possono influire pure le condizioni meteorologiche, come quando spira un vento costante nella stessa direzione per parecchio tempo: più sarà forte il vento, più la corrente ne risentirà. Oppure i flussi di corrente possono essere determinati dalle differenze di temperatura o di densità dell’acqua, condizioni frequenti vicino alle foci dei fiumi o in prossimità degli stretti. Sono da esempio lo stretto di Messina prima di tutti, ma pure il canale di Otranto e le Bocche di Bonifacio.
La corrente non è un fenomeno definito neppure come direzione. Quando viene influenzata dalle maree astronomiche il suo flusso può addirittura invertirsi e arrivare dalla direzione diametralmente opposta, a seconda che sia il momento di marea montante oppure discendente, che si vada cioè verso l’alta marea o la bassa marea.
Questa inversione dovrebbe avvenire ogni 6 ore e 12 minuti, ma non ci si può mai aspettare che una corrente rispetti esattamente l’indicazione dell’orologio, anche come orario. Se segue le maree dette “semi diurne” (che sono quelle più frequenti lungo le coste italiane) ogni giorno l’ora delle alte e delle basse si sposta in avanti di poche decine di minuti, sufficienti però a non far coincidere i momenti un giorno per l’altro.
In sintesi, la corrente in certi periodi la si percepisce meno che in altri, cambia di direzione e non si manifesta agli stessi orari. Dopo di ché una cosa è certa: la corrente marina è estremamente democratica, perché tratta tutte le barche allo stesso modo, senza distinzione di forma dello scafo, di dimensioni, di peso, di opera viva o di opera morta. L’unica variabile è la velocità propulsiva della barca: più procede velocemente sotto la spinta di una corrente, meno rimane soggetta al suo influsso, pertanto ne subisce meno gli effetti.
Democratica, si, ma non sempre giusta: a volte può risultare favorevole, altre volte contraria. Come si dice: per essere un buon marinaio (o pescatore) bisogna saperla prendere per il suo verso, quello più conveniente. Quindi prima di mollare gli ormeggi bisogna documentarsi, chiedere ai più esperti, prevedere quello che accadrà. Già, una corrente è solo lo spostamento orizzontale di una massa d’acqua, ma in che direzione? Quando e con quale verso? Con che intensità? La risposta ufficiale, quella per le coste italiane, sta in un solo documento: le Tavole Nautiche dell’Istituto Idrografico della Marina. Ma un buon diportista può trovare soddisfazione anche nelle schematiche tabelle mensili contenute in piccoli libretti locali, diversi porto per porto, in vendita nei negozi di pesca o di nautica, oppure offerti in omaggio ai clienti. I marinai più tecnologici posso adottare le agili applicazioni per smartphone e tablet, che riportano già i porti principali di tutto il mondo: i grafici sono intuitivi e di facile interpretazione, e rendono immediata la lettura, anche su lunghi periodi, per programmare le uscite a lungo termine.
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